" Qualche settimana prima della nascita di Chantal aveva perduto la voglia di sesso, e non le era tornata fino a quel momento. Ma quello stato d'animo si era dissipato a poco a poco nelle ore successive, mentre si accordavano goffamente per restare soli, come due adolescenti che cercano di sfuggire ai genitori per amoreggiare.
«Vieni a sederti qui» disse Ellis.
Jane gli sedette accanto sul sacco a pelo. Guardarono il villaggio immerso nel buio. Non si toccavano. Per un momento vi fu un silenzio forzato. «Nessun altro è mai venuto qui» commentò Jane, tanto per dire qualcosa.
«Perché ci venivi?»
«Oh, mi sdraiavo al sole senza pensare a niente» disse Jane; poi pensò Oh, al diavolo, e disse: «Non è vero. Mi masturbavo».
Ellis rise, la cinse con un braccio e la strinse a sé. «Mi fa piacere che tu non abbia ancora imparato a misurare le parole» disse.
Jane si girò verso di lui. Ellis le baciò la bocca, dolcemente. Gli piaccio per i miei difetti, pensò Jane, per la mia mancanza di tatto e i miei scatti e le mie imprecazioni, la mia cocciutaggine e i miei pregiudizi. «Non vorrai cambiarmi» disse.
«Oh, Jane, mi sei mancata tanto.» Ellis chiuse gli occhi e parlò sottovoce. «Molte volte non mi accorgevo neppure che mi mancavi.» Si sdraiò attirandola a sé, e Jane gli finì addosso e gli baciò dolcemente la faccia. L'impaccio si dileguò rapidamente. Pensò: L'ultima volta che l'ho baciato non aveva la barba. Sentì le mani di Ellis muoversi per sbottonarle la camicia. Non portava reggiseno, perché non ne aveva uno abbastanza grande, e si sentiva i seni molto nudi. Gli insinuò una mano nella camicia per toccargli i peli intorno al capezzolo. Aveva quasi dimenticato le sensazioni del contatto con un uomo. Per molti mesi la sua vita era stata popolata dalle voci tenui e dalle facce lisce delle donne e dei bambini, e adesso voleva toccare una pelle ruvida, cosce dure, guance ispide. Gli affondò le dita nella barba e gli aprì la bocca con la lingua. Le mani di Ellis le toccarono i seni gonfi, e lei provò una fitta di piacere… e allora capì ciò che stava per accadere e si sentì incapace di evitarlo, perché al momento stesso in sui si scostava bruscamente da lui sentì i fiotti di latte caldo che le sprizzavano dai capezzoli sulle mani di Ellis, e arrossì di vergogna e disse: «Oh, Dio, scusa, è disgustoso, non è colpa mia…».
Ellis la fece tacere posandole l'indice sulle labbra. «Non importa» disse. Mentre parlava le accarezzò i seni che divennero completamente bagnati. «È normale. Succede sempre. È sexy.»
Non può essere sexy, pensò Jane, ma lui cambiò posizione e le accostò la faccia al seno e incominciò a baciarglielo e a accarezzarglielo, e a poco a poco lei si rilassò e la sensazione incominciò a sembrarle gradevole. Poi sentì un'altra fitta acuta di piacere quando dai seni uscì un altro fiotto, ma questa volta non si agitò. Ellis mormorò «Aaah» e la superficie ruvida della lingua toccò il capezzolo delicato e Jane pensò: Se li succhia, credo che verrò.
Come se le avesse letto nella mente, Ellis chiuse le labbra intorno a un lungo capezzolo e lo succhiò mentre teneva l'altro tra pollice e indice e stringeva dolcemente e ritmicamente. Jane si abbandonò impotente a quella sensazione; e mentre i suoi seni sprizzavano latte, uno nella mano di Ellis e l'altro nella sua bocca, rabbrividì irrefrenabilmente e gemette fino a quando la sensazione finì e lei giacque su Ellis.
Per un po' si lasciò pervadere dalle sensazioni: l'alito caldo sui seni bagnati, la barba che le graffiava la pelle, l'aria fresca della notte sulle guance accaldate, il sacco a pelo di nailon e il suolo duro. Dopo un po' la voce smorzata di Ellis disse: «Sto soffocando».
Jane si staccò. «Siamo strani» disse.
«Sì.»
Lei ridacchiò. «Lo avevi già fatto altre volte?»
Ellis esitò un momento, poi disse: «Sì».
«Che…» Jane si sentiva ancora un po' imbarazzata. «Che sapore ha?»
«Caldo e dolce. Come il latte in scatola. Sei venuta?»
«Non te ne sei accorto?»
«Non ero sicuro. Qualche volta è difficile capirlo.»
Jane lo baciò. «Sono venuta. Un piccolo orgasmo, ma inconfondibile. Un orgasmo mammellare.»
«Io stavo quasi per venire.»
«Davvero?» Jane gli passò le mani sul corpo. Ellis indossava soltanto la camicia e i calzoni ampi, come gli afgani. Sentì sotto le dita le costole e l'osso dell'anca: aveva perduto lo strato di grasso sotto la pelle che hanno tutti gli occidentali, eccettuati i più magri. La mano incontrò il penev eretto all'interno dei calzoni. Disse «Ahhh!» e lo afferrò. «È piacevole» disse.
«Anche per me.».
Jane voleva dargli lo stesso piacere che aveva dato a lei. Si sollevò a sedere, gli slacciò il cordone dei calzoni e tirò fuori il pene. Lo accarezzò dolcemente, si chinò a baciare la punta. Poi, in un guizzo malizioso, domandò: «Quante donne hai avuto dopo di me?».
«Continua a fare così e te lo dirò.»
«D'accordo.» Jane riprese a accarezzarlo e baciarlo. Ellis taceva. «Bene» disse lei dopo un momento. «Quante?»
«Aspetta, sto ancora contando.»
«Bastardo!» disse Jane, e gli morsicò il pene.
«Ahi! Non molte, davvero… lo giuro!»
«Che cosa fai quando non hai una donna?»
«Prova a indovinare. Ti concedo tre tentativi.»
Jane non si lasciò smontare. «Lo fai con le mani.»
«Oh, su, signorina Janey, mi vergogno.»
«È così che fai» disse lei, trionfante. «A che cosa pensi mentre lo fai?»
«Lo crederesti se ti dicessi che penso alla principessa Diana?»
«No.»
«Adesso mi sento imbarazzato.»
Jane era divorata dalla curiosità. «Non dire bugie.»
«Pam Ewing.»
«Chi diavolo è?»
«Hai perso il contatto con la realtà. È la moglie di Bobby Ewing, in Dallas.»
Jane ricordò lo sceneggiato televisivo e l'attrice, e restò sbalordita. «Non dirai sul serio!»
«Hai chiesto la verità.»
«Ma quella è di plastica!»
«Stiamo parlando di fantasie.»
«Non puoi immaginare una donna liberata?»
«Nella fantasia non c'è posto per la politica.»
«Mi scandalizzi.» Jane esitò. «Come fai?»
«Che cosa?»
«Quello che fai. Con la mano.»
«Un po' come stai facendo tu, ma più forte.»
«Fammi vedere.»
«Adesso non mi sento solo in imbarazzo» disse lui. «Sono mortificato.»
«Ti prego, ti prego, fammi vedere. Ho sempre desiderato vedere un uomo che lo fa. Non avevo mai avuto il coraggio di chiederlo… se rifiuti forse non potrò mai saperlo.» Gli prese la mano e la posò al posto della sua.
Dopo un momento Ellis incominciò a muovere lentamente la mano. Per un po' i movimenti furono svogliati; poi sospirò, chiuse gli occhi e incominciò ad accelerare il ritmo.
«Come sei brusco!» esclamò Jane.
Ellis si fermò. «Non posso farlo… se non lo fai anche tu.»
«Ci sto» disse lei, prontamente. Si sfilò in fretta i calzoni e le mutandine. Si inginocchiò accanto a lui e cominciò a accarezzarsi.
«Vieni più vicino» disse lui. La voce era un po' rauca. «Non ti vedo.»
Era disteso supino. Jane si accostò fino a rimanergli inginocchiata accanto alla testa. Il chiaro di luna le inargentava i capezzoli e il pelo del pube. Lui incominciò a massaggiarsi di nuovo il pene, più in fretta, e le guardò la mano mentre lei si accarezzava.
«Oh, Jane» disse.
Jane incominciò a sentire le solite fitte di piacere che si irradiavano dalla punta delle sue dita. Vide che i fianchi di Ellis si sollevavano e si abbassavano allo stesso ritmo della mano. «Voglio che tu venga» gli disse. «Voglio vederlo sprizzare fuori.» Una parte del suo essere si scandalizzava; ma era travolta dall'eccitazione e dal desiderio.
Ellis gemette. Lei lo guardò in faccia: aveva la bocca aperta, ansimava e le teneva gli occhi fissi sulla vagina. Jane si accarezzò le labbra con il medio. «Metti il dito dentro» mormorò lui. «Voglio vedere il dito che entra.»
Jane questo di solito non lo faceva. Infilò la punta del dito. Il contatto era levigato e scivoloso. Infilò il dito completamente. Ellis gemette, e nel vederlo così eccitato da quello che lei stava facendo, si sentì eccitata a sua volta. Gli fissò lo sguardo sul pene. I fianchi sussultavano più in fretta mentre muoveva la mano. Jane continuò a far scorrere il dito con un piacere crescente. All'improvviso Ellis inarcò la schiena, sollevò in alto l'inguine, gemette, e un fiotto di sperma bianco sprizzò nell'aria. Involontariamente Jane ebbe un'esclamazione di stupore, e poi, mentre fissava affascinata il minuscolo foro sulla punta del pene vi fu un altro spruzzo, e un altro, e poi ancora un quarto, che zampillavano nell'aria, lucidi nel chiaro di luna, e ricadevano sul petto di Ellis e sul braccio e sui capelli di Jane; e poi, quando Ellis si abbandonò anche lei si sentì squassare dagli spasmi di piacere accesi dal movimento rapido del dito fino a che si fermò, esausta.
Si abbandonò accanto a lui sul sacco a pelo, appoggiandogli la testa sulla coscia. Il pene era ancora rigido. Si accostò e lo baciò. Sentì sulla punta una traccia di sperma e la faccia di Ellis si insinuò tra le sue cosce.
Per un po' rimasero in silenzio. Gli unici suoni erano il loro respiro e lo scroscio del fiume dall'altra parte della valle. Jane guardò le stelle. Erano luminosissime, e non c'erano nubi. L'aria della notte era diventata più fresca. Presto dovremo infilarci nel sacco a pelo, pensò. Sarebbe stato piacevole addormentarsi vicino a lui.
«Siamo strani?» chiese Ellis.
«Oh, sì» disse lei.
Il pene s'era afflosciato sul ventre di Ellis. Lei gli stuzzicò con le dita il pelo d'oro rosso dell'inguine. Aveva quasi dimenticato cosa provava quando faceva l'amore con Ellis. Era così diverso da Jean-Pierre. A Jean-Pierre piacevano molto i preparativi: bagni profumati, candele accese, vino, violini. Era un amante meticoloso. Voleva che lei si lavasse prima di far l'amore, e subito dopo correva in bagno. Non la toccava mai quando aveva le mestruazioni, e certamente non le avrebbe succhiato i seni e non avrebbe inghiottito il latte come aveva fatto Ellis. Lui farebbe qualunque cosa, pensò, qualunque. Sorrise nel buio. Non era mai stata completamente convinta che a Jean-Pierre piacesse davvero il sesso orale, per quanto lo sapesse fare abilmente. Con Ellis non c'erano dubbi.
Quel pensiero le mise addosso il desiderio che Ellis lo facesse. Allargò le cosce in un gesto d'invito. Sentì che lui la baciava, le sfiorava con la bocca i peli ispidi e poi incominciava a esplorare con la lingua tra le pieghe delle labbra. Dopo un po' s'inginocchiò fra le sue cosce e si mise le sue gambe sulle spalle. Jane si sentì completamente nuda, terribilmente indifesa e vulnerabile, e tuttavia infinitamente amata. La lingua di Ellis si mosse in una curva lunga e lenta, partendo dalla base della spina dorsale (Oh, Dio, pensò Jane, ricordo come lo fa) e lambì la fessura tra i glutei, indugiò per insinuarsi nella vagina, poi si sollevò per stuzzicare la pelle sensibile dove le labbra s'incontravano e il clitoride inturgidito. Dopo sette o otto lunghe leccate, Jane gli trattenne la testa sul clitoride perché non si staccasse, e incominciò a sollevare e ad abbassare i fianchi, suggerendogli con la pressione delle dita sulle tempie di leccare più forte o più leggermente, più in alto o più in basso, a destra o a sinistra. Sentì la mano di Ellis che s'insinuava nell'interno umido della vagina e intuì ciò che stava per fare; un attimo dopo Ellis ritirò la mano, e lentamente le spinse un dito bagnato nell'ano. Jane ricordava come si era scandalizzata la prima volta che lui l'aveva fatto, e come aveva finito per trovarlo piacevole. Jean-Pierre non avrebbe mai fatto una cosa simile. Mentre i muscoli del suo corpo incominciavano a tendersi per l'orgasmo, pensò che Ellis le era mancato molto di più di quanto avesse mai ammesso, sia pure a se stessa; anzi, la ragione per cui era rimasta in collera con lui tanto a lungo stava nel fatto che aveva sempre continuato a amarlo, e l'amava ancora; e quando l'ammise fu come se si liberasse di un peso tremendo, e incominciò a venire, tremando come un albero colpito da una bufera; e Ellis, che sapeva che cosa le piaceva, insinuò profondamente la lingua dentro di lei mentre Jane gli premeva con frenesia il sesso contro la faccia.
Sembrava che continuasse in eterno. Ogni volta che le sensazioni si attenuavano Ellis le spingeva più a fondo il dito nell'ano, le leccava il clitoride o le mordeva le grandi labbra, e allora tutto ricominciava; fino a che, esausta, Jane implorò: «Basta, basta, non ho più la forza, mi ucciderai» e Ellis sollevò il viso e le posò le gambe a terra.
Si chinò su di lei, puntellandosi sulle mani, e le baciò la bocca. Aveva nella barba il suo odore. Jane rimase supina, troppo stanca per aprire gli occhi, troppo stanca, persino per ricambiare il bacio. Sentì le mani di Ellis che la aprivano, poi il pene che si insinuava e pensò È ridiventato subito duro e poi Quanto tempo è passato oh Dio com'è bello.
Lui incominciò a muoversi, dentro e fuori, dapprima lentamente e poi sempre più in fretta. Jane aprì gli occhi. Il viso di Ellis era sopra il suo. La guardava; poi girò la testa e guardò dove i loro corpi erano congiunti. Spalancò gli occhi e aprì la bocca mentre guardava il suo pene che entrava e usciva; e quella vista lo eccitava tanto che anche Jane avrebbe voluto guardare. All'improvviso lui rallentò il ritmo, affondò più profondamente e Jane ricordò che faceva sempre così prima dell'orgasmo. La guardò negli occhi. «Baciami mentre vengo» disse, e le accostò alla bocca le labbra che avevano il suo odore. Jane gli insinuò la lingua nella bocca. Quando Ellis venne fu bellissimo: inarcò la schiena e sollevò la testa e proruppe in un grido da animale selvatico, e Jane si sentì dentro gli spruzzi caldi.
Quando tutto finì, Ellis le abbassò la testa sulla spalla, le passò delicatamente le labbra sulla pelle morbida del collo, bisbigliando parole che lei non riusciva a distinguere. Dopo un paio di minuti Ellis esalò un profondo sospiro di soddisfazione, le baciò la bocca, poi si sollevò sulle ginocchia e le baciò i seni uno dopo l'altro. E infine le baciò l'inguine. Il corpo di Jane reagì istintivamente: mosse le anche per premergli contro le labbra. Ellis capì che si stava eccitando di nuovo e incominciò a leccare; e come sempre, il pensiero di lui che le leccava il sesso ancora bagnato del suo sperma quasi la fece impazzire, e venne subito, gridando il suo nome fino a quando lo spasmo passò.
Ellis si abbandonò accanto a lei. Si mossero automaticamente per assumere la posizione in cui si erano sempre messi dopo aver fatto l'amore: Ellis che la cingeva con un braccio, e lei che gli teneva la testa sulla spalla, la coscia attraverso i fianchi. Lui sbadigliò, e Jane rise. Si toccarono, storditi; Jane giocherellava con il pene, Ellis le insinuava ed estraeva le dita dalla vagina madida. Jane gli leccò il petto e sentì il sapore salato del sudore. Gli guardò il collo. La luce lunare faceva spiccare le linee e le rughe e tradiva l'età. Ha dieci anni più di me, pensò Jane. Forse per questo è così formidabile a letto, perché è più vecchio. «Perché sei così formidabile a letto?» chiese a voce alta. Ellis non rispose: si era addormentato. Perciò Jane disse «Ti amo, caro, dormi bene» e chiuse gli occhi."
Ken Follett, Un letto di Leoni, 1985
Sempre un classico, bellissimo ;)
RispondiElimina