martedì 25 agosto 2015

il mio orgoglio

Per fatti della vita, capita che io non possa prendere la pillola.
Per gli stessi fatti della vita non posso nemmeno usare l'anello vaginale.
Per altri fatti della vita capita che io non possa nemmeno mettere la spirale.
Per fatti per lo più noti solo all'Italia non mi è stato possibile avere un diaframma.
Per altri fatti ancora la soluzione chirurgica non è nemmeno stata presa in considerazione.

Perciò per evitare di nuovo pause lunghe nel blog, e il suicidio della stessa per l'arrivi di un altro erede, i metodi anticoncezionali sono fondamentalmente due: il salto del coniglio e il caro buon vecchio gommino.

Va bene anche i pompini e la trastullazione del picio valgono come metodi anticoncezionali.

Ma facciamo il punto sul gommino.

allora alzino la mano chi tra i signor lettori di questo blog "soffrono" il preservativo. Insomma quanti di voi indossandolo per le buone norme di sesso sicuro si ritrovano con un pisello permaloso che decide di perdere tutto l'entusiasmo avuto fino a quel momento.

Ecco vi vedo. Siete un bel po'.

Nei club in cui andiamo tutti sono d'accordo sul sesso sicuro. Nessuno cerca di scopare senza gommino. Magari se ne fregano un po' di più dell'uso corretto degli asciugamani, ma fino ad oggi se non scopi con tua moglie tutti i signori lo fanno da vestiti. e appunto di " vestito" si tratta, perchè puoi essere prestante e atletico, ma se giacca e cravatta non li sai portare, sembri un "coso" agghindato e basta. Ecco la stessa cosa vale per il pisu: se non sei abituato a tenere su il gommino non ce la fai.

Così Sir che è abituato ad essere "ben vestito" (solo gommini capiamoci, perchè se parlassi di giacca e cravatta.....) ha il suo bel portamento fiero ed eretto, che mantiene a lungo anche dopo le sue esternazioni di piacere, e che è stato la delizia di almeno un paio di signore in queste scorribande nei club.

Io invece ho trovato uomini che stavano bene in giacca e cravatta. Peccato che erano nudi.

domenica 23 agosto 2015

Altre gitarelle

Lo so, lo so state aspettando il resoconto della nostra gitarella di settimana scorsa, ma... a volte sedersi concentrarsi e far venire a galla le parole e le sensazioni giuste non è proprio facile. Potrei riassumere tutto con poche parole, ma... no non sarebbe più il mio blog!

Così vi faccio partecipe della gita-scappatella di ieri.


Ieri ho avuto mezz'ora di tranquillità "risicata" a pochi passi da un grosso sexy shop.
Mi ci sono tuffata dentro, perchè di tutto quel nero che vediamo nei club non se ne può più: ci vuole qualcosa di porco ma di raffinato ed elengante: perchè non è il contenitore che va "la zoccola da club", ma il contenuto, e a me piace presentarmi bene. Insomma inutile mettersi un bel tubino a rete nero se poi scopi comeuna gatta morta. ( e non parlo di me qualora aveste avuto dubbi)
Dopo la prima volta al fun and joy, dove mi sono presentata con una sottoveste in seta lucida nera,  che comunque aveva la sua eleganza rispetto ai vestitini da sexy shop chi in latex chi in rete chi mezzo e mezzo, ho optato per schiaffeggiare il nero con una sottoveste rosa in seta di intimissimi di una semplicità quasi monacale, ma che di certo non poteva passare inosservata. Però dopo 3 volte consecutive un po' mi sarei scocciata.

Così sono entrata nel sexy shop per trovare qualcosa che mi piacesse e che non fosse nero.
entro e  m'imbatto in un vestitino azzurro semplice delizioso e corto il giusto. Ma non posso fermarmi alla prima cosa e vado un po' avanti, e la mia attenzione viene monopolizzata da qualcosa di rosso con pizzi e lacci. Lo prendo lo provo e sono molto titubante: mi piace l'effetto che fa anche se solo a mezzo, ma è laborioso tanot da mettere che da togliere, ma alla fine vince e lo porto a casa.

Indossato per benino trovo che l'effetto è mille volte meglio di quel poco che ho visto nello spogliatoio strampalato del negozio.

Io mi trovo bellissima e dannatamente sexy tanto da farmi sangue anche da sola. Voi che ne dite?


p.s. la foto è sfocata, prendetevela con Sir.

mercoledì 12 agosto 2015

Dove?

Il post apriamo le danze è stato scritto in un viaggio in metropolitana tra casa e lavoro insieme.
Divertente come la situazione evolva.
Colonia è una piccola enclave Italiana, facile trovare qualcuno che parla italiano di fianco a noi e la situazione è stuzzicante almeno per me: mi piace l'idea di sapere che qualcuno si imbarazza o si eccita sentendo i nostri discorsi privati.
Sir si imbarazza di più e soffre (il pene dell' inferno) mentre digita sul telefono: scrive lui che è più veloce di me (e non solo a scrivere :P ). soffre anche per il bilinguismo pensando a tutto ciò che anche in tedesco può essere compreso.  Mentre  sogno e mi eccito all'idea di essere ascoltata da orecchie indiscrete durante la dettatura delle zozzerie a Sir, lui  s'imbarazza al sentire la parola  'clitoride', comprensibile anche da germanofoni,

Ma di cosa ti imbarazzi tesoro non sai che 'clitoride' in italiano vuol dire "succhiami il cazzo puttana"? Gli sussurro in un orecchio.

Scoppiamo a ridere entrambi.

Ops la mia fermata è giunta e scendo dal treno lasciando un Sir voglioso e col cazzo duro....

Grandissima soddisfazione.

lunedì 10 agosto 2015

garbati insulti


Con questo post inauguriamo un nuovo tag " bozze ripescate" perchè abbiamo un sacco di cose rimaste in sospeso e anche se sono delle vaccate tanto così per ridere come questa vale la pena pubblicarle

sabato 8 agosto 2015

Letture estive

Mentre cerco di riordinare le idee per la prossima serie di racconti swing club vi consiglio una lettura estiva.



" Qualche settimana prima della nascita di Chantal aveva perduto la voglia di sesso, e non le era tornata fino a quel momento. Ma quello stato d'animo si era dissipato a poco a poco nelle ore successive, mentre si accordavano goffamente per restare soli, come due adolescenti che cercano di sfuggire ai genitori per amoreggiare.
«Vieni a sederti qui» disse Ellis.
Jane gli sedette accanto sul sacco a pelo. Guardarono il villaggio immerso nel buio. Non si toccavano. Per un momento vi fu un silenzio forzato. «Nessun altro è mai venuto qui» commentò Jane, tanto per dire qualcosa.
«Perché ci venivi?»
«Oh, mi sdraiavo al sole senza pensare a niente» disse Jane; poi pensò Oh, al diavolo, e disse: «Non è vero. Mi masturbavo».
Ellis rise, la cinse con un braccio e la strinse a sé. «Mi fa piacere che tu non abbia ancora imparato a misurare le parole» disse.
Jane si girò verso di lui. Ellis le baciò la bocca, dolcemente. Gli piaccio per i miei difetti, pensò Jane, per la mia mancanza di tatto e i miei scatti e le mie imprecazioni, la mia cocciutaggine e i miei pregiudizi. «Non vorrai cambiarmi» disse.
«Oh, Jane, mi sei mancata tanto.» Ellis chiuse gli occhi e parlò sottovoce. «Molte volte non mi accorgevo neppure che mi mancavi.» Si sdraiò attirandola a sé, e Jane gli finì addosso e gli baciò dolcemente la faccia. L'impaccio si dileguò rapidamente. Pensò: L'ultima volta che l'ho baciato non aveva la barba. Sentì le mani di Ellis muoversi per sbottonarle la camicia. Non portava reggiseno, perché non ne aveva uno abbastanza grande, e si sentiva i seni molto nudi. Gli insinuò una mano nella camicia per toccargli i peli intorno al capezzolo. Aveva quasi dimenticato le sensazioni del contatto con un uomo. Per molti mesi la sua vita era stata popolata dalle voci tenui e dalle facce lisce delle donne e dei bambini, e adesso voleva toccare una pelle ruvida, cosce dure, guance ispide. Gli affondò le dita nella barba e gli aprì la bocca con la lingua. Le mani di Ellis le toccarono i seni gonfi, e lei provò una fitta di piacere… e allora capì ciò che stava per accadere e si sentì incapace di evitarlo, perché al momento stesso in sui si scostava bruscamente da lui sentì i fiotti di latte caldo che le sprizzavano dai capezzoli sulle mani di Ellis, e arrossì di vergogna e disse: «Oh, Dio, scusa, è disgustoso, non è colpa mia…».
Ellis la fece tacere posandole l'indice sulle labbra. «Non importa» disse. Mentre parlava le accarezzò i seni che divennero completamente bagnati. «È normale. Succede sempre. È sexy.»
Non può essere sexy, pensò Jane, ma lui cambiò posizione e le accostò la faccia al seno e incominciò a baciarglielo e a accarezzarglielo, e a poco a poco lei si rilassò e la sensazione incominciò a sembrarle gradevole. Poi sentì un'altra fitta acuta di piacere quando dai seni uscì un altro fiotto, ma questa volta non si agitò. Ellis mormorò «Aaah» e la superficie ruvida della lingua toccò il capezzolo delicato e Jane pensò: Se li succhia, credo che verrò.
Come se le avesse letto nella mente, Ellis chiuse le labbra intorno a un lungo capezzolo e lo succhiò mentre teneva l'altro tra pollice e indice e stringeva dolcemente e ritmicamente. Jane si abbandonò impotente a quella sensazione; e mentre i suoi seni sprizzavano latte, uno nella mano di Ellis e l'altro nella sua bocca, rabbrividì irrefrenabilmente e gemette fino a quando la sensazione finì e lei giacque su Ellis.
Per un po' si lasciò pervadere dalle sensazioni: l'alito caldo sui seni bagnati, la barba che le graffiava la pelle, l'aria fresca della notte sulle guance accaldate, il sacco a pelo di nailon e il suolo duro. Dopo un po' la voce smorzata di Ellis disse: «Sto soffocando».
Jane si staccò. «Siamo strani» disse.
«Sì.»
Lei ridacchiò. «Lo avevi già fatto altre volte?»
Ellis esitò un momento, poi disse: «Sì».
«Che…» Jane si sentiva ancora un po' imbarazzata. «Che sapore ha?»
«Caldo e dolce. Come il latte in scatola. Sei venuta?»
«Non te ne sei accorto?»
«Non ero sicuro. Qualche volta è difficile capirlo.»
Jane lo baciò. «Sono venuta. Un piccolo orgasmo, ma inconfondibile. Un orgasmo mammellare.»
«Io stavo quasi per venire.»
«Davvero?» Jane gli passò le mani sul corpo. Ellis indossava soltanto la camicia e i calzoni ampi, come gli afgani. Sentì sotto le dita le costole e l'osso dell'anca: aveva perduto lo strato di grasso sotto la pelle che hanno tutti gli occidentali, eccettuati i più magri. La mano incontrò il penev eretto all'interno dei calzoni. Disse «Ahhh!» e lo afferrò. «È piacevole» disse.
«Anche per me.».
Jane voleva dargli lo stesso piacere che aveva dato a lei. Si sollevò a sedere, gli slacciò il cordone dei calzoni e tirò fuori il pene. Lo accarezzò dolcemente, si chinò a baciare la punta. Poi, in un guizzo malizioso, domandò: «Quante donne hai avuto dopo di me?».
«Continua a fare così e te lo dirò.»
«D'accordo.» Jane riprese a accarezzarlo e baciarlo. Ellis taceva. «Bene» disse lei dopo un momento. «Quante?»
«Aspetta, sto ancora contando.»
«Bastardo!» disse Jane, e gli morsicò il pene.
«Ahi! Non molte, davvero… lo giuro!»
«Che cosa fai quando non hai una donna?»
«Prova a indovinare. Ti concedo tre tentativi.»
Jane non si lasciò smontare. «Lo fai con le mani.»
«Oh, su, signorina Janey, mi vergogno.»
«È così che fai» disse lei, trionfante. «A che cosa pensi mentre lo fai?»
«Lo crederesti se ti dicessi che penso alla principessa Diana?»
«No.»
«Adesso mi sento imbarazzato.»
Jane era divorata dalla curiosità. «Non dire bugie.»
«Pam Ewing.»
«Chi diavolo è?»
«Hai perso il contatto con la realtà. È la moglie di Bobby Ewing, in Dallas.»
Jane ricordò lo sceneggiato televisivo e l'attrice, e restò sbalordita. «Non dirai sul serio!»
«Hai chiesto la verità.»
«Ma quella è di plastica!»
«Stiamo parlando di fantasie.»
«Non puoi immaginare una donna liberata?»
«Nella fantasia non c'è posto per la politica.»
«Mi scandalizzi.» Jane esitò. «Come fai?»
«Che cosa?»
«Quello che fai. Con la mano.»
«Un po' come stai facendo tu, ma più forte.»
«Fammi vedere.»
«Adesso non mi sento solo in imbarazzo» disse lui. «Sono mortificato.»
«Ti prego, ti prego, fammi vedere. Ho sempre desiderato vedere un uomo che lo fa. Non avevo mai avuto il coraggio di chiederlo… se rifiuti forse non potrò mai saperlo.» Gli prese la mano e la posò al posto della sua.
Dopo un momento Ellis incominciò a muovere lentamente la mano. Per un po' i movimenti furono svogliati; poi sospirò, chiuse gli occhi e incominciò ad accelerare il ritmo.
«Come sei brusco!» esclamò Jane.
Ellis si fermò. «Non posso farlo… se non lo fai anche tu.»
«Ci sto» disse lei, prontamente. Si sfilò in fretta i calzoni e le mutandine. Si inginocchiò accanto a lui e cominciò a accarezzarsi.
«Vieni più vicino» disse lui. La voce era un po' rauca. «Non ti vedo.»
Era disteso supino. Jane si accostò fino a rimanergli inginocchiata accanto alla testa. Il chiaro di luna le inargentava i capezzoli e il pelo del pube. Lui incominciò a massaggiarsi di nuovo il pene, più in fretta, e le guardò la mano mentre lei si accarezzava.
«Oh, Jane» disse.
Jane incominciò a sentire le solite fitte di piacere che si irradiavano dalla punta delle sue dita. Vide che i fianchi di Ellis si sollevavano e si abbassavano allo stesso ritmo della mano. «Voglio che tu venga» gli disse. «Voglio vederlo sprizzare fuori.» Una parte del suo essere si scandalizzava; ma era travolta dall'eccitazione e dal desiderio.
Ellis gemette. Lei lo guardò in faccia: aveva la bocca aperta, ansimava e le teneva gli occhi fissi sulla vagina. Jane si accarezzò le labbra con il medio. «Metti il dito dentro» mormorò lui. «Voglio vedere il dito che entra.»
Jane questo di solito non lo faceva. Infilò la punta del dito. Il contatto era levigato e scivoloso. Infilò il dito completamente. Ellis gemette, e nel vederlo così eccitato da quello che lei stava facendo, si sentì eccitata a sua volta. Gli fissò lo sguardo sul pene. I fianchi sussultavano più in fretta mentre muoveva la mano. Jane continuò a far scorrere il dito con un piacere crescente. All'improvviso Ellis inarcò la schiena, sollevò in alto l'inguine, gemette, e un fiotto di sperma bianco sprizzò nell'aria. Involontariamente Jane ebbe un'esclamazione di stupore, e poi, mentre fissava affascinata il minuscolo foro sulla punta del pene vi fu un altro spruzzo, e un altro, e poi ancora un quarto, che zampillavano nell'aria, lucidi nel chiaro di luna, e ricadevano sul petto di Ellis e sul braccio e sui capelli di Jane; e poi, quando Ellis si abbandonò anche lei si sentì squassare dagli spasmi di piacere accesi dal movimento rapido del dito fino a che si fermò, esausta.
Si abbandonò accanto a lui sul sacco a pelo, appoggiandogli la testa sulla coscia. Il pene era ancora rigido. Si accostò e lo baciò. Sentì sulla punta una traccia di sperma e la faccia di Ellis si insinuò tra le sue cosce.
Per un po' rimasero in silenzio. Gli unici suoni erano il loro respiro e lo scroscio del fiume dall'altra parte della valle. Jane guardò le stelle. Erano luminosissime, e non c'erano nubi. L'aria della notte era diventata più fresca. Presto dovremo infilarci nel sacco a pelo, pensò. Sarebbe stato piacevole addormentarsi vicino a lui.
«Siamo strani?» chiese Ellis.
«Oh, sì» disse lei.
Il pene s'era afflosciato sul ventre di Ellis. Lei gli stuzzicò con le dita il pelo d'oro rosso dell'inguine. Aveva quasi dimenticato cosa provava quando faceva l'amore con Ellis. Era così diverso da Jean-Pierre. A Jean-Pierre piacevano molto i preparativi: bagni profumati, candele accese, vino, violini. Era un amante meticoloso. Voleva che lei si lavasse prima di far l'amore, e subito dopo correva in bagno. Non la toccava mai quando aveva le mestruazioni, e certamente non le avrebbe succhiato i seni e non avrebbe inghiottito il latte come aveva fatto Ellis. Lui farebbe qualunque cosa, pensò, qualunque. Sorrise nel buio. Non era mai stata completamente convinta che a Jean-Pierre piacesse davvero il sesso orale, per quanto lo sapesse fare abilmente. Con Ellis non c'erano dubbi.
Quel pensiero le mise addosso il desiderio che Ellis lo facesse. Allargò le cosce in un gesto d'invito. Sentì che lui la baciava, le sfiorava con la bocca i peli ispidi e poi incominciava a esplorare con la lingua tra le pieghe delle labbra. Dopo un po' s'inginocchiò fra le sue cosce e si mise le sue gambe sulle spalle. Jane si sentì completamente nuda, terribilmente indifesa e vulnerabile, e tuttavia infinitamente amata. La lingua di Ellis si mosse in una curva lunga e lenta, partendo dalla base della spina dorsale (Oh, Dio, pensò Jane, ricordo come lo fa) e lambì la fessura tra i glutei, indugiò per insinuarsi nella vagina, poi si sollevò per stuzzicare la pelle sensibile dove le labbra s'incontravano e il clitoride inturgidito. Dopo sette o otto lunghe leccate, Jane gli trattenne la testa sul clitoride perché non si staccasse, e incominciò a sollevare e ad abbassare i fianchi, suggerendogli con la pressione delle dita sulle tempie di leccare più forte o più leggermente, più in alto o più in basso, a destra o a sinistra. Sentì la mano di Ellis che s'insinuava nell'interno umido della vagina e intuì ciò che stava per fare; un attimo dopo Ellis ritirò la mano, e lentamente le spinse un dito bagnato nell'ano. Jane ricordava come si era scandalizzata la prima volta che lui l'aveva fatto, e come aveva finito per trovarlo piacevole. Jean-Pierre non avrebbe mai fatto una cosa simile. Mentre i muscoli del suo corpo incominciavano a tendersi per l'orgasmo, pensò che Ellis le era mancato molto di più di quanto avesse mai ammesso, sia pure a se stessa; anzi, la ragione per cui era rimasta in collera con lui tanto a lungo stava nel fatto che aveva sempre continuato a amarlo, e l'amava ancora; e quando l'ammise fu come se si liberasse di un peso tremendo, e incominciò a venire, tremando come un albero colpito da una bufera; e Ellis, che sapeva che cosa le piaceva, insinuò profondamente la lingua dentro di lei mentre Jane gli premeva con frenesia il sesso contro la faccia.
Sembrava che continuasse in eterno. Ogni volta che le sensazioni si attenuavano Ellis le spingeva più a fondo il dito nell'ano, le leccava il clitoride o le mordeva le grandi labbra, e allora tutto ricominciava; fino a che, esausta, Jane implorò: «Basta, basta, non ho più la forza, mi ucciderai» e Ellis sollevò il viso e le posò le gambe a terra.
Si chinò su di lei, puntellandosi sulle mani, e le baciò la bocca. Aveva nella barba il suo odore. Jane rimase supina, troppo stanca per aprire gli occhi, troppo stanca, persino per ricambiare il bacio. Sentì le mani di Ellis che la aprivano, poi il pene che si insinuava e pensò È ridiventato subito duro e poi Quanto tempo è passato oh Dio com'è bello.
Lui incominciò a muoversi, dentro e fuori, dapprima lentamente e poi sempre più in fretta. Jane aprì gli occhi. Il viso di Ellis era sopra il suo. La guardava; poi girò la testa e guardò dove i loro corpi erano congiunti. Spalancò gli occhi e aprì la bocca mentre guardava il suo pene che entrava e usciva; e quella vista lo eccitava tanto che anche Jane avrebbe voluto guardare. All'improvviso lui rallentò il ritmo, affondò più profondamente e Jane ricordò che faceva sempre così prima dell'orgasmo. La guardò negli occhi. «Baciami mentre vengo» disse, e le accostò alla bocca le labbra che avevano il suo odore. Jane gli insinuò la lingua nella bocca. Quando Ellis venne fu bellissimo: inarcò la schiena e sollevò la testa e proruppe in un grido da animale selvatico, e Jane si sentì dentro gli spruzzi caldi.
Quando tutto finì, Ellis le abbassò la testa sulla spalla, le passò delicatamente le labbra sulla pelle morbida del collo, bisbigliando parole che lei non riusciva a distinguere. Dopo un paio di minuti Ellis esalò un profondo sospiro di soddisfazione, le baciò la bocca, poi si sollevò sulle ginocchia e le baciò i seni uno dopo l'altro. E infine le baciò l'inguine. Il corpo di Jane reagì istintivamente: mosse le anche per premergli contro le labbra. Ellis capì che si stava eccitando di nuovo e incominciò a leccare; e come sempre, il pensiero di lui che le leccava il sesso ancora bagnato del suo sperma quasi la fece impazzire, e venne subito, gridando il suo nome fino a quando lo spasmo passò.
Ellis si abbandonò accanto a lei. Si mossero automaticamente per assumere la posizione in cui si erano sempre messi dopo aver fatto l'amore: Ellis che la cingeva con un braccio, e lei che gli teneva la testa sulla spalla, la coscia attraverso i fianchi. Lui sbadigliò, e Jane rise. Si toccarono, storditi; Jane giocherellava con il pene, Ellis le insinuava ed estraeva le dita dalla vagina madida. Jane gli leccò il petto e sentì il sapore salato del sudore. Gli guardò il collo. La luce lunare faceva spiccare le linee e le rughe e tradiva l'età. Ha dieci anni più di me, pensò Jane. Forse per questo è così formidabile a letto, perché è più vecchio. «Perché sei così formidabile a letto?» chiese a voce alta. Ellis non rispose: si era addormentato. Perciò Jane disse «Ti amo, caro, dormi bene» e chiuse gli occhi." 


Ken Follett, Un letto di Leoni, 1985

giovedì 6 agosto 2015

mah… boh…

Questa volta ho veramente poco da dire.

Sarà la stanchezza, sarà il fatto che eravamo si e no 10 coppie in tutto, sarà quel che sarà ma sta volta la sensazione che mi è rimasta addosso è una sola: quella specie di fuoco che ti brucia dentro, ma che ha bisogno di qualcosa per divampare per bene.
Il posto è bello, ci tornerei anche domani, ma sembrava che la gente fosse più da "ognuno si fa i cazzi suoi” che da “dai divertiamoci insieme”. Eppure è stato così bello ritrovarci a cena seduti tutti attorno allo stesso tavolo a chiacchierare.
La “coppia” che mi ha dato più soddisfazione a me (a sir non garbavano) erano un paio di vecioti. Lui era dedito a leccargliela, lei mi voleva perché la coccolassi, la baciassi e le  succhiassi le tette. Ok mi sono lasciata usare da lei ma mi cercava. Forse non me specificatamente ma una come me, bisex al punto giusto. Poi se evitavano di dirci dettagli come “ la mia nipotina si chiama come te”, forse ci saremmo incontrati anche per una conoscenza più approfondita.

Già perchè l'altra coppia, est e ovest, simpatici, carini, ma…
Se il massimo del bisex è che mi baci e mi pastrugni un po’ le tette, ma proprio pochino, che se no hai paura di consumarmele, beh….
Di certo questa coppia ha dato un senso nuovo alle pratiche swinger: scopare accanto facendosi i cazzi propri. (Slove prometto che se verrete a trovarci e vorrete vedere un club qui, faccio la brava ragassa esattamente così con voi, al massimo una carezzina sulla schiena!)
Se al primo giro ho ricevuto qualche carezza qualche bacio da lei, e una scarna smanacciatina da lui, al secondo giro, tanto ho dato quando non ho preso un cazzo, ed intendo nel senso figurato del termine. Gente simpatica con cui andare a prendere una pizza, ecco.
Eppure le premesse al primo giro erano buone:  mentre lui se la scopava a pecora io gliela toccavo e le succhiavo i capezzoli nella posizione del meccanico e sir mi scopava con lei che mi masturbava….

A parte quella sensazione di “ardore”da donna sessualmente insoddisfatta, l’altra sensazione che mi ha lasciato questa esperienza è quella di quando ti dicono “ ti porto a mangiare la cosa più buona del mondo” e poi ti trovi di fronte ad qualcosa di insipido, ed inconsistente.

Per fortuna che Sir mi aveva per lo meno fatto un warm up a lingua da perdere il conto degli orgasmi…

Il 15 si torna al fun and joy. Magari torno con cose più intriganti da raccontare.

martedì 4 agosto 2015

Chateaux Deux

Nuovo club, nuove esperienze.

Lo chateaux Deux, è “dietro casa”, perfetto per una scappata anche durare una settimana.

Il posto si presenta bene: pulito ordinato accogliente. La prima cosa che salta all’occhio è che lo staff, a differenza di fan and joy e die eule, è vestito a tema: la barista ha un body con inserto a rete che lascia le tette in vista e niente da immaginare, la proprietaria ha un vestitino un po’ più ordinario, ma che mette in mostra le tette esagerate, e il terzo di staff un tizio magrolino in boxer neri e maglietta amaranto, ma lui niente di che da vedere.
Io e Sir siamo d’accordo che il personale vestito a tema ti aiuti ad entrare nell’atmosfera. D’altro canto non mi dispiace nemmeno l’abbigliamento normale tenuto dal personale degli altri 2 locali, che permette di identificarli rapidamente in mezzo alla gente.
La prima cosa che invece salta al naso è che l'ambiente è profumato e non per coprire cattivi odori, ma proprio per renderlo tale, ed è inebriante.
Le stanze, ormai ne sono certa, sono standard tra i club: il cinema, la stanza bdsm, la sedia ginecologica, l’altalena, la stanza oscura coi buchi per guardare dentro, bar, discoteca e sala da pranzo.
La sala da pranzo credo sia la stanza più bella in assoluto di questo club: non è grandissima, ed è occupata da due enormi tavoli dove le coppie si siedono l’una accanto all’altra come se fosse una grande famiglia, anzichè distribuirsi su tavolini più piccoli. Nota dolente, gli asciugamani. Forse ci siamo viziati con gli standard proposti da fun and joy, telo mare/da bagno 100 x 150, e non stiamo  nemmeno parlando dell’offerta die eule dell’asciugamano 60 x 100: parliamo di qualcosa di dannatamente più piccolo, giusto per coprirci le chiappe, una sorta di 40 x 80. In pratica ti ci siedi su e appena ti muovi non hai più nulla che ti separa le chiappe dal lenzuolo dove c’è stato qualcuno prima di te, fortuna che a differenza del Die Eule dava idea di pulito.
Persone. Forse sarà stata la serata sfigata. Era dichiarata come serata trio, e magari è stato questo a renderla sfortunata, ma se eravamo 10 coppie eravamo in tanti: in pratica un mortorio, ma non sono mancati gli inn (ben due coppie), i chiacchieroni, e i “ma che ci siamo venuti a fare”. Tuttavia siamo stati lo stesso fortunati ed abbiamo socializzato (e giocato) con un’altra coppia, molto simpatica per la verità.
Nonostante gli asciugamani dimensione “fazzoletto da naso”, il mortorio generale, e il freddo proveniente dalla porta della terrazza per fumatori che “guastava” l’ambiente erotico, il posto non è brutto e potrebbe valere la pena tornarci, ma non durante la settimana: la stanchezza della giornata lavorativa, gioca brutti scherzi.

domenica 2 agosto 2015

L'attesa

- post scritto venerdì 31/07 -

Sta sera andiamo in un altro club.
Più vicino, senza dormire fuori: viene la babystter.
l'attesa è fatta di preparativi, senza aspettative.
Voglio essere bella, per me, per te, per essere guardata da tutti, per essere una bella tra le belle , sopra le in e sopra le chiacchierone ed essere non guardata, ma ammirata.
Voglio essere in forma e mi preparo.
Doccia calda, crema corpo, non mi bastano.
Voglio un culo pronto ed accogliente: non si sa mai. Sento la fisiologica calda che mi penetra mi lascia sospirare di questo piacere risalente e contemporaneamente mi cola calda dal culo lungo la gamba. Mi sento così tanto una bambina cattiva che prova piacere con una cosa che la mamma le ha detto di non fare.
E poi i gioielli, no non quelli che le signore mostrano anche in giro, quelli dentro.
Ora si sono pronta. devo solo cambiarmi d'abito, ma lo farò là.

Che dici la mia sola pelle può bastare?