mercoledì 20 marzo 2013

Cronache dal Motel

Mi piace.
Si mi piace dannatamente andare al motel ed il motivo è uno solo: ho il tempo per rilassarmi.
Davvero: non c'è cosa peggiore per il sesso che farlo vivere di sveltine fatte con l'orecchio teso, perchè non puoi chiudere le porte.
Mi rilasso e me la godo in tutti i sensi.
Me la godo pensando a cosa mettermi in camera, non per andarci: per quello ci si va vestiti "da supermercato", avvalendoci del fatto che siamo una coppia a tutti gli effetti, di quelli che parcheggiano davanti alla luce del sole, insieme alle macchine della signora delle pulizie e della receptionist. Mi posso sbizzarrire, nelle "mise da camera" che prevedono le solite scarpe nere e rosse che mi fanno sentire quel pizzico in più maiala, anzi no, proprio zoccola, ma fa parte del gioco e allora me la gioco fino in fondo.
Si crea un'atmosfera magica per poter giocare.
Sarà per il fatto che non dobbiamo tendere l'orecchio, sarà per il fatto che non devo rifare il letto ne pulire il bagno, sarà perché se ho voglia di urlare (e lo faccio) non attiro sorrisini maliziosi dei vicini, ne sveglio qualcuno che deve dormire: d'altronde per fare della magia a volte basta davvero poco.
Se la volta scorsa ero "travolgente", per usare la definizione data da Wutternach, questa volta ho studiato una mise retrò: culotte e giustacuore in pizzo avorio, sottoveste in seta bianca, ed autoreggenti, quelle che solo pochi con occhio molto acuto hanno riconosciuto tempo addietro nell'avatar del mio profilo. E le scarpe di cui sopra.
Tutto quel bianco hanno esaltato un po' le fattezze generose, ma mi sono piaciuta tantissimo: mi vedevo come
 una prostituta d'inizio secolo scorso, quando l'anoressia non era un canone di bellezza.
Me la godo a guardarmi negli specchi: mi piace vedermi vestita in modo completamente diverso dalla quotidianità, mi piace soffermarmi su quei lembi di pelle nuda che fanno desiderare di andare a vedere oltre, mi piace vedermi nuda e ansante mentre Sir mi fa godere, o mentre io faccio godere lui.
Lì riconquisto la dimensione di A'Tuin's Lady, fuori dai jeans da supermercato, lontana dai pannolini da cambiare. E per qualche ora mi sento un po' più me stessa.



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