giovedì 19 giugno 2025

L'atelier

 Per Anna non era ancora vero di aver vinto quella borsa di studio a Parigi. Aveva sempre sognato di vederla fin da piccola, ed ora sarebbe stata la sua città per un anno intero. Tutto quello che dicono su di lei è vero: t’incanta, t’ammalia da lasciarti senza fiato e volerne ancora. L'università le pagava l'affitto e l'abbonamento ai mezzi pubblici: i suoi genitori le mandavano qualcosa con cui riusciva a comprarsi da mangiare ma non le rimaneva nulla per qualsiasi tipo di svago, fosse anche solo andare al cinema. Decise di trovarsi un lavoro che potesse conciliarsi con le lezioni in università e lo studio indipendente. La ricerca non era facile: aveva bisogno di qualcosa che non le prendesse più di una manciata d'ore alla settimana tra serate e week-end. Provò a fare la dame pipì, ma dopo poche volte aveva racimolato una manciata di franchi in monetine. Cercò di fare la babysitter ma volevano solo "au pair". Ristoranti e Bar volevano un impegno in tempo troppo gravoso. Anna era piuttosto demoralizzata, finché non si imbatté in un volantino appeso lungo la Senna: "Atelier cerca ragazze tra i 18 e i 30 anni per corsi di disegno artistico: se interessate presentarsi il lunedì in Rue de Quisetdela dalle 15 alle 19. Chiedere di Luis de l'Ile". Anna pensò che non era poi un'idea da scartare, cosí lunedì seguente si presentò all'atelier. Era all'interno di un cortile che le ricordava quelli delle case popolari d'epoca della sua città: al piano terra c'era una porta aperta circondata da vasi di piante e un cartello "Atelier de l'Ile". Entrò e di fronte si trovò un uomo tra i 40 e i 50 anni, generoso di forme, leggermente stempiato, con la barba incolta ed occhi sporgenti che le ricordavano in qualche modo una delle tante rappresentazioni di Bacco. "Buongiorno, Madmoiselle: cosa posso fare per lei ?" Anna si presentò: disse che era lì per il lavoro da modella. "Quanti anni hai? sembri molto giovane". Aveva 22 anni e per fugare ogni dubbio tirò fuori tesserino universitario. "Non serve, ti credo, ma il lavoro richiede che tu sia nuda e non voglio minorenni tra i piedi. Lo vuoi un thé marocchino ne sto preparando uno, due non sarebbero un problema". Anna accettò quello strano thé da bere in un bicchiere di vetro. Il proprietario dell'atelier era un tipo strano: parlava molto di sé, ma lasciava il tempo alle persone di raccontarsi. Anna non aveva molto da dire, o meglio aveva tutto quello che una ventiduenne poteva avere come esperienza di vita. Luis portò la discussione sul lavoro. “Qui cerco ragazze o donne che non si facciano problemi a stare nuda davanti a più persone. Insegno a disegnare ma non si può sempre disegnare la frutta. Vorresti accomodarti sul tavolo di posa per favore?” Anna salì i 3 gradini che conducevano al tavolo mentre Luis le porgeva la mano per assisterla. "Mi sembri a tuo agio" le disse. "Ora prima di metterti nella lista della modella avrei bisogno di vederti nuda".  Non si fece molti problemi: aveva un ottimo rapporto con la sua nudità perciò si spogliò senza fretta, rimanendo in intimo, un completo color corallo che aveva messo per caso. Mentre si toglieva il reggiseno, notò che Luis non le toglieva gli occhi di dosso e che nei pantaloni c'era un certo rigonfiamento. La vista di quella reazione in un uomo così maturo la fece eccitare: tolte le mutande si accorse di averle bagnate. "Ti prego girati lentamente su te stessa." Obbedì, dopotutto l'assunzione poteva dipendere da quello. "Bene, non hai un corpo ordinario: il tuo torace è da donna mentre la parte sottostante ha ancora qualcosa da bambina. Sarai un bel soggetto da ritrarre. Ora per favore cara, accovacciati". Mentre Anna si accovacciava mettendo in mostra la sua peluria rosso pel di carota, Luis esclamó: "Cosa vedono i miei occhi! " accorgendosi di alcune goccioline di umore che le adornavano il pelo come gocce di rugiada. "Il posto è tuo. La paga è di 50 franchi all'ora; la sessione minima di posa é di 3 ore. Le lezioni iniziano dopo le 4 del pomeriggio e vanno avanti anche oltre le 10 di sera.”
Ad Anna non pareva vero. La settimana seguente ricevette una chiamata: "Bonjour Anna, sei disponibile per domani?" Il giorno dopo si presentò mezz'ora prima dell'appuntamento. Luis ne fu felice: stava prendendo il thé marocchino con altri tre uomini che si scoprì poi essere una parte degli allievi. Anna venne presentata a ciascuno di loro che le riservarono un abbraccio molto caloroso. "Puoi venire di qua per spogliarti e lasciare le tue cose." Luis introdusse Anna in quella che sembrava un mini appartamento, con una piccola cucina sotto ad un letto soppalcato: "Io vivo qui, e questi sono regali fatti da alcuni miei allievi" disse mostrando con la mano alcuni disegni appesi. "Prendi pure da quell'appendiabiti la vestaglia che preferisci: la temperatura è alta ma non voglio che le modelle si ammalino". Anna venne lasciata da sola, si spogliò e prese un kimono in cotone e viscosa con delle onde verdi ed aironi. "Mia cara un'ottima scelta" le disse Luis mentre le passava un bicchiere di thé. Gli allievi si erano già tutti sistemati, chi sulla sedia chi in piedi ma tutti attorno al tavolo. Anna bevve il suo The e si mise al lavoro. Le sedute erano di 20 minuti per posa: le tre ore passarono più o meno velocemente. Stare ferma per 17 minuti con 3 di pausa era talvolta snervante. Finita la sessione Luis preparò di nuovo il thè, le porse il kimono ed iniziò il giro di presentazione e discussione dei lavori. Tutti potevano dire qualcosa, anche Anna. Non esistevano errori, ma spunti per migliorare. A circa metà del giro, il telefono squillò: era Madeline la ragazza che doveva prendere il posto per la sessione successiva. Aveva perso il treno e non sarebbe riuscita a venire, "Anna, mia cara, saresti disposta a rimanere per un turno doppio?" Anna accettò ebbra della meraviglia scaturita dalle matite ed ispirata dal suo corpo. Si sentiva così bene e rilassata che cominciò ad eccitarsi.
La sessione seguente incominciò: Alcuni studenti della sessione precedente erano rimasti a cui si aggiunsero un paio di nuovi e una ragazza di poco più grande di Anna. Luis la porse la mano per farla salire sul tavolo di posa e la presentò agli allievi : "Signora e signori ecco a voi la nostra dea per stasera". Anna si spogliò e le venne chiesta una posa particolare con una gamba appoggiata alla sedia in modo da mettere in mostra tutta la sua peluria rosso carota. "Mia cara vorrei chiederti per favore di tendere con una mano la pelle dell'inguine come se stessi scostando un po’ la tua grazia e con la testa atteggiarti come se stessi guardando con curiosità qualcosa di nuovo per la prima volta". Rimanere in quella posizione per 17 minuti fece eccitare Anna: le grandi labbra si gonfiarono e iniziò a bagnarsi. Luis si accorse che c’era qualcosa di diverso. "Mia cara stai bene? "Le chiese. 
"Si è che... ecco mi sto eccitando e avrei voglia di ...."
"Mia cara l'arte è la sublimazione del nostro essere e se tu volessi toccarti e darti soddisfazione qui davanti a noi sarebbe un inestimabile regalo." 
"Posso?" 
"Si certamente. Signora e signori per favore un momento di attenzione: Mademoiselle Anna è stata raggiunta dalla sublimazione artistica e vorrebbe regalarci l'atto superiore. Siete tutti invitati a partecipare osservando o esprimendo."
Detto questo Luis le porse la mano facendola accomodare su un paio di cuscini che uno studente aveva allungato. Anna li sistemò uno sotto la testa e l'altro sotto il bacino esponendo la meraviglia della sua figa gonfia come una pesca matura e bagnata con piccole gocce che ne adornavano i peli delle grandi labbra. L'altra ragazza si era allontanata per tornare completamente nuda e con un nuovo foglio per il suo cavalletto, era come se volesse entrare in sintonia, in risonanza con Anna. Anche Luis si era spogliato. A parte un allievo che decise di rimanere in piedi ad osservare, gli altri cambiarono foglio. "Prego cara inizia pure quando vuoi." Le disse Luis, mentre si avvicinava all'altra allieva, appoggiandole una mano sul fianco. Anna cominciò a toccarsi. 
Prese tra l'indice e il medio le grandi labbra stringendole appena per poi trascinarle verso il pube e rilasciando. Faceva cosí scorrere la punta del clitoride tra le grandi labbra e con una pressione verso il basso lo faceva spuntare fuori. Il movimento ricordava un po’ quello che succede durante una sega quando si scappella il glande ogni volta che la mano scorre verso il basso. Stava facendo una sega al suo clitoride. Il respiro iniziò a cambiare. Attorno a lei vedeva tutti quegli uomini che la osservavano per un istante e poi guardavano il loro foglio, rapiti in un atto contemplativo traboccante di rispetto per un atto cosí naturale. Tutti  tranne due: quello in piedi era come se partecipasse ad una cerimonia solenne, con le mani giunte, e Luis che la guardava fissa mentre teneva una mano tra le gambe dell'altra ragazza, che osservava, disegnava e ansimava. Stava trasponendo su carta una somma di piaceri: quello di Anna, quello di Luis e il suo. C’era un'atmosfera di pace e di benessere che aleggiava nell’atelier. Anna decise di goderselo di lasciarsi invadere da quella sensazione: portó anche l'altra mano in mezzo alle gambe e come a volersi far penetrare da quella sensazione o a voler rilasciare qualcosa, appoggió le mani ai lati delle grandi labbra e si aprí mettendo in mostra le pieghe rosee della sua figa e strappandosi da sola un sospiro. Chiuse gli occhi e si fuse con l’atmosfera, mentre con un dito alternava piccoli ghirigori sul clitoride e timide penetrazioni, assecondando il piacere crescente. Ai suoi ansimi si aggiunsero sempre piú forti quelli dell'altra ragazza, che con un urlo fece cadere il carboncino a terra mentre Luis la sorreggeva e la faceva accomodare su una sedia. I carboncini degli altri continuavano imperterriti sulla carta catturando quell' atmosfera unica. Il ritmo del risporo di Anna aumentava senza che la sua mano avesse cambiato qualcosa nel suo ritmo: sentiva l’orgasmo montare come accade con il latte quando bolle ed esplose contorcendosi ansimando. 

Seguí un breve silenzio e poi un applauso.